E’ un affascinante – e divertente – viaggio all’interno del mondo della pubblicità su carta stampata, in televisione e nelle frontiere del digitale il bel romanzo autobiografico di Fabrizio Piscopo, nono titolo della mia collana di storie “L’avventura dell’esperienza”. Sicuramente uno dei tuoi libri dell’estate. Esce in anteprima il 9 luglio 2024 nello spazio Arena di Mondadori piazza Duomo a Milano presentato alla stampa e ai tanti suoi amici ed ex colleghi dallo stesso autore. Piscopo è uno dei più profondi conoscitori del mondo dell’advertising su carta e tv nell’arco di 45 anni di lavoro. Quella di martedì 9 luglio è la prima occasione pubblica di acquisto del libro, che rimarrà in Mondadori piazza Duomo fino a esaurimento. Nel frattempo sarà acquistabile anche sullo store di Rubbettino e, progressivamente, anche sulle principali piattaforme online e, verso fine luglio, anche nelle librerie fisiche. Durante questa road map sentirete parlare spesso di questo libro, perché Piscopo ha molti estimatori e molti amici in campo pubblicitario. Ovviamente… Per me è stato un incontro folgorante: Fabrizio è un uomo che dovunque ha lavorato ha mietuto successi e anche buonumore, con la sua capacità direi innata di far stare insieme le persone e riuscire a valorizzarle. Fabrizio ha una dote speciale nel sapere incontrare gli altri, così è stato nel lavoro dove ha conosciuto centinaia di imprenditori, incontri nei quali ha sviluppato la sua principale caratteristica umana: saper ascoltare e stupirsi delle realizzazioni degli altri. Dote quanto mai unica nel nostro vivere sociale…
Nel libro “Bella la vita – Il documentario di un manager della pubblicità: una storia nella storia” (Rubbettino), Fabrizio Piscopo porta per mano il lettore – con ironia, con racconti esilaranti e con profondità di vedute e riflessioni – dentro quel mondo della pubblicità che da sempre fa parte della vita quotidiana degli italiani. Il fenomeno dell’advertising infatti è sempre stato fondamentale per le imprese per far conoscere sé stesse e per essere presenti sul mercato.
Nel mondo della pubblicità – che Piscopo ci svela e nel quale ci introduce con la sua penna felice e coinvolgente, con arguzia, leggerezza e senso del divertimento – l’autore ha lasciato profondamente il suo segno portando risultati inequivocabili in tutte le aziende dove ha lavorato.
Dopo le prime esperienze lavorative in Mursia, come giornalista, Piscopo approda alla pubblicità “militando” in colossi del settore apportando ovunque cambiamenti e innovazioni. Questo lavoro lo vedrà protagonista per 45 anni nelle principali Concessionarie e a stretto contatto con il mondo dei centri media, entrando lui stesso nella storia dell’evoluzione della raccolta pubblicitaria. Mondadori, Manzoni, Rusconi, Class Editore, Sky pubblicità (da lui fondata), Rai Pubblicità, 24 Ore System, Discovery sono alcuni dei “palcoscenici” su cui Fabrizio Piscopo ha “recitato” parti fondamentali nel mercato pubblicitario. Nella sua carriera è arrivato a occupare ben 16 diversi posti di lavoro. Diventato dirigente nel 1998, in Rusconi, successivamente fonda la Concessionaria di Class Editore. Passa poi in Group M come Consigliere delegato ed entra in Sky come fondatore della concessionaria di Rupert Murdoch. Insieme con Luigi Gubitosi, durante il governo tecnico di Mario Monti, rifonda la Sipra, la Concessionaria di pubblicità della Rai, rinominandola Rai Pubblicità. Trascorre in Rai sei lunghi anni di lavoro, mentre cambiano quattro Governi – il suo è un record di durata in carica, condiviso con Antonello Perricone – innovando strutture e politiche commerciali. Lascia poi la Rai per approdare a Discovery Media dove resta per oltre due anni con Alessandro Araimo.
Oggi Piscopo continua a essere attivo nell’advertising, nel mercato del digitale e per alcune start up oltre che per diverse attività di streaming. Anche negli ultimi anni vissuti nelle grandi società media è sempre stato attento all’innovazione tecnologica, accompagnando le aziende verso la transizione digitale, creando strutture interne più dinamiche e adeguate alle novità.
Il libro si chiude con riflessioni personali che rivelano la profondità del personaggio, affrontando i temi centrali dell’esperienza umana, la politica, la religione e Dio, l’amore, la famiglia, la convivenza sociale. Un libro particolarmente dedicato ai giovani che vogliano vivere intensamente. E che proprio pensando a loro Piscopo ha voluto scrivere.
Desidero ora darvi un saggio del bellissimo libro di Fabrizio e della sua capacità di raccontarsi. E l’episodio della visita di Rupert Murdoch alla nascente struttura di Sky Pubblicità – una creatura di Fabrizio – . Siamo nel 2004. Leggete… e vi verrà voglia di acquistare il libro e metterlo nella borsa dei libri della vostra estate.
La visita di Rupert Murdoch
Nella nostra prima afosa estate del 2004 eravamo tutti insieme in una specie di capannone – dato che eravamo aumentati di numero – attrezzato ad ufficio, sulla strada che porta all’aeroporto di Linate. Era un po’ abbozzato come ufficio, diciamocelo…, aveva grandi vetrate, un tetto ricurvo, concavo, una moquette lisa e consunta e tutti i cavi, essendo una postazione provvisoria, erano in giro, a vista. Insomma non era un grande spettacolo, ma era funzionale. Era un po’ lo specchio della concessionaria, senza fronzoli, senza orpelli, tutta motore, niente carrozzeria.
In quel fine luglio del 2004, alle ore 15,35, arrivò una terribile telefonata. Ci avvisavano dalla sede centrale che Rupert Murdoch in persona era atterrato all’aeroporto di Linate e stava venendo proprio da noi. Io indossavo un paio di pantaloni di cotone leggerissimi, una Lacoste desueta e un paio di carshoe così rovinate da dare l’impressione di disintegrarsi da un momento all’altro. Non avevo neanche la cintura… L’aria condizionata un po’ andava e un po’ no. Così il clima interno era molto simile a quello di una giungla del Borneo, con un‘umidità da Rio delle Amazzoni e una temperatura adatta alla coltivazione dei datteri. Dovevamo fare in fretta, al massimo in 10 minuti, e Rupert sarebbe entrato nella fornace. I miei amici/colleghi mi rivestirono in qualche modo. Indossai una giacca di cotone di un paio di taglie più grandi della mia, una coppia di Church misura 40, io porto il 42, una camicia a righe di svariati colori botton down e una cintura che forammo con un chiodo perché era troppo larga. In qualche modo ero in giacca e cravatta (la cravatta era quella della guardia giurata all’ingresso).
Rupert entrò alle 15.45 in punto. Era di pochissimo più basso di me, con gli occhiali e i capelli bianchi un po’ scompigliati dal viaggio. Dietro le lenti fiammeggiavano due occhi velocissimi, in totale collegamento con il suo stesso cervello e con la situazione circostante. Ero finito… Mi guardò per un attimo negli occhi, speravo che non sapesse nemmeno il mio nome, mi porse la mano, che mi affrettai a stringere con dosata energia, e mi disse, con un leggero sogghigno sul lato destro della bocca «Good job, mr. Piscopo.» Aveva capito tutto. Fece un mezzo giro nel capannone, osservò i fili sparpagliati in giro, il personale in canottiera e in maglietta, alcuni fingevano di avvitare qualcosa, come se fossero stati della manutenzione, e continuò a sorridere di sottecchi. Poi volle vedere l’organigramma, i primi resoconti di fatturato, il numero di spot messi in onda. Stavo per dare autonomamente le dimissioni. Mi sorrise di nuovo e ridisse «Really a good job mr. Piscopo. Good choice Tom.» Chiosò tra sé e sé. Poi uscì. E con lui la tensione. Si materializzò un generalizzato sospiro di sollievo. Eravamo un’unica squadra e quel che avevo provato io, nella mia camicia mille righe, l’avevano provato anche tutti i presenti. Era un mix tra il sollievo, la soddisfazione e la speranza. Se Rupert ci disse, e lo disse, “good job”, forse eravamo davvero sulla strada giusta. Restituii i vestiti ai colleghi, mi ridiedero le mie scarpe consunte e la mia Lacoste lisa e tornammo ai nostri tabulati.
Dimenticavo: c’è un grande protagonista in questo libro. Si chiama Baldo. Andrete a leggere a pagina 148. E capirete.