Tutto il SOFABLE di un salotto – Inarrestabile ROBERTA

Ho incontrato Roberta alcuni mesi fa a Milano nel negozio monomarca di Mantellassi 1926, l’azienda produttrice di divani, poltrone e complementi d’arredo, e sono rimasto affascinato dall’energia positiva che manifesta nell’affrontare la sua vita di imprenditrice e di donna. Una persona che non si fa fermare da nulla e sa dare significato a ogni circostanza. Un esempio per qualsiasi donna che si trovi ad affrontare difficoltà come quelle che ha vissuto lei in tante fasi della sua esistenza, specialmente di recente… Non ho potuto che darle un posto importante nella mia attività di storytelling d’impresa inserendo la sua storia nel mio ultimo libro “Nel nome delle donne – Sette racconti: quando in azienda la presenza femminile si fa decisiva” (Rubbettino) scritto con la brava Silvia Lessona.

Solo poco più di due anni fa guidava insieme col marito la bella azienda di Pistoia, ma sul finire di agosto del 2021 il destino le ha imposto un passaggio difficile della vita – la morte del suo amato Nicola – e lei oggi gestisce con coraggio, forza e allegria – sì anche con un’allegria che ti conquista- una fase di grande sviluppo della Mantellassi 1926, in questa opera corroborata e sostenuta da un impegno sempre più centrale nell’azienda da parte dei figli Marco e Giulio, i gemelli, e dal più giovane Carlo.

Quanti “no” ha dovuto affrontare Roberta nella sua vita. Eppure, già all’inizio del racconto in cui ripercorre la sua esistenza lei dice senza mezzi termini “Non mi sono mai arresa”. Così dice di sè, ragazza: “Andavo al liceo e già mi ero innamorata di Nicola quando cominciai a frequentare tra Quarrata e Firenze la scuola d’arte drammatica. Dopo la mia esperienza in accademia dei piccoli esordii in teatro con Vivaldo Matteoni. Questo stimato artista, attore, regista e poeta, mi trasmise la sua passione per le opere di Pirandello. Ero molto giovane ma ebbi l’onore di recitare accanto a lui con parti importanti. Mi feci notare, non c’era dubbio: tra Quarrata e Pistoia stava riscuotendo un certo successo una televisione privata, una delle prime in Italia… Mi vollero come annunciatrice a soli 16 anni. Mi capitò anche, in quel periodo, la possibilità di frequentare la scuola d’arte drammatica di Gigi Proietti, a Roma. Mio padre, mi impedì categoricamente di partire. Niente da fare!”.

Primo “no” importante. Ecco il secondo: “Papà, col suo lavoro, conosceva la famiglia Berlusconi, quando Silvio non aveva la notorietà che ha oggi, e un giorno chiamarono al telefono: ‘Vorremmo far fare un provino a sua figlia Roberta come annunciatrice di Rete 4’. La strada era spianata: papà forniva di biancheria i Berlusconi, io avevo già qualche esperienza in quel mestiere… e dunque… Ma, ma anche no! Mio padre, pur vantandosi in giro dell’invito che aveva ricevuto, si oppose subito…”

Terzo “no”: “Arrivò per me il momento delle decisioni su come proseguire gli studi. Io avevo una passione verso tutto ciò che riguardava l’introspezione psicologica. A casa e dovunque andassi avevo sempre con me un libro di psicologia. Fu per me istintivo e spontaneo arrivare alla conclusione che espressi di lì a poco ai miei genitori: ‘Vorrei iscrivermi alla Facoltà di Psicologia a Padova’ dissi con assoluta determinazione. ‘Di andare a Padova proprio non se ne parla’ fu la risposta di mio padre. Senza appello”. Non restava che il lavoro nell’impresa di famiglia, la catena “Ricami fiorentini”. E così fu, mentre, almeno quello, proseguiva la sua esperienza di annunciatrice nella tv locale.

“Per mia fortuna, Nicola mi aiutò a sparigliare le carte” soggiunge Roberta nel racconto. La sua vita cambiò col matrimonio. Quando uscirono sposi dalla Badia Fiesolana lei aveva quasi venticinque anni e lui ventisette. Nicola la volle subito con sè nelle attività della Mantellassi, l’azienda della sua famiglia che già da quando Roberta era ragazza era diventata la sua seconda e per certi versi la sua vera famiglia. Tutto cambiò. La storia di Roberta – che leggerete nel mio libro – è un crescendo di impegni come imprenditrice al fianco del marito e come mamma dei ragazzi che vengono ad allietare la giovane coppia.

Con gli anni Roberta diventa centrale nello sviluppo internazionale dell’azienda, soprattutto in Russia e in Ucraina, e anche negli anni in cui la Mantellassi acquisisce una porzione importante di un sito produttivo della famosissima Permaflex. Roberta è protagonista nel superamento di difficoltà enormi sulle ali di un entusiasmo e di una tenacia che leggi ancora oggi sul suo volto. Roberta è davvero una donna inarrestabile e lo si può vedere anche oggi dopo la tragica scomparsa del suo Nicola. Non voglio togliervi il gusto di andare a leggere per intero la sua storia. Qui di seguito vi propongo alcuni passaggi del suo racconto. Il racconto, appunto, di una donna inarrestabile.

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Tutta la mia storia diceva chiaramente che non sognavo di diventare imprenditrice. Ero cresciuta in mezzo a imprenditori e commercianti ma, non potevo negare che la mia vocazione sarebbero state l’arte e lo spettacolo. Tuttavia, accolsi con grande energia positiva questo nuovo progetto, spinta anche dal profondo amore e dalla grande stima che nutrivo nei confronti della mia nuova, adorata, famiglia.

   Fu così che mi buttai a capofitto nella nuova avventura: avevo sposato un marito e un’azienda. Furono per me mesi di gavetta: dovevo imparare tutto, dalla produzione alla commercializzazione. Poco alla volta mi dedicai anima e corpo al mio lavoro. Mi fu concessa l’opportunità di scoprire in me un’attitudine di cui nemmeno io stessa ero a conoscenza: la passione per il design. Così, accanto a lavori di routine in fabbrica, cominciai a dedicarmi agli abbinamenti dei tessuti e a immaginare per i prodotti della Mantellassi la realizzazione di vere e proprie collezioni.

L’entusiasmo della neofita e il libero spazio concesso alla mia creatività nella creazione dei divani, delle poltrone e dei complementi di arredo, ebbero ben presto il sopravvento sulla fatica di imparare il nuovo mestiere. Nel medesimo tempo mi feci carico dell’organizzazione delle nostre partecipazioni agli eventi fieristici, da quelli nazionali, come il Salone del Mobile di Milano, a quelli esteri. L’apertura ai mercati stranieri fu la chiave di volta di un nuovo sviluppo per la Mantellassi, fino ad allora orientata prevalentemente a una clientela italiana e specialmente nel Sud d’Italia, tra Sicilia, Calabria e Campania. Una finestra sul mondo, che coincise col pieno coinvolgimento di Nicola e me nella gestione dell’azienda, accanto a suo padre Carlo e a mio cognato Alberto.

Il 28 agosto 2021 Nicola Mantellassi muore d’infarto mentre guida la sua auto sulla Salerno-Reggio Calabria. Non succede alcun incidente e Roberta si ritrova viva, dopo aver perso conoscenza per l’emozione, sulla macchina che ha terminato la sua corsa in uno spiazzo della carreggiata.

La vita, in quel settembre del 2021, mentre l’azienda cresceva ulteriormente e i miei figli cominciavano a entravi portando il loro contributo di entusiasmo e di innovazione, stringeva ai fianchi: pressava e si faceva largo con tempi e spazi inesorabili. Proprio mentre la morte, da par suo sfrontata, non rinunciava a prendersi la sua parte e a rimanere sulla scena del nostro mondo.

   Penso a tutte queste cose mentre, finalmente, mi alzo dal letto. Mi lavo la faccia e mi guardo allo specchio: se non sono morta quel 28 agosto del 2021 è perché la Mantellassi doveva probabilmente proseguire la sua storia con me e con i miei ragazzi.

 In qualche modo io erede del destino e della responsabilità che si assunse la nonna di Nicola, Elisa – e con me i miei figli. O meglio, forse era segnato nel mio destino che dovessi continuare ad accompagnare loro nell’ennesimo passaggio generazionale, il quinto nella storia quasi centenaria dell’azienda.  Non ho tempo da perdere, devo andare in fabbrica, mi attendono tante cose da fare anche oggi: clienti da incontrare, consigli da dare sul design dei nostri prodotti, fornitori da chiamare, rogne da risolvere. Anche quelle, naturalmente. Ci sta tutto.

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