STORIE DA Bere – Nella vigna dell’Amata

Sono stato cercato da loro e mi si è aperto un mondo. Acqua Amata è un’acqua minerale che sgorga nell’altopiano della Murgia pugliese pescando da un bacino millenario a circa 600 metri di profondità. L’attività di imbottigliamento porta questa risorsa naturale sin dai primi anni 2000 sulle tavole degli italiani, soprattutto nelle regioni del Sud. Questa acqua minerale è nota oggi al grosso pubblico anche perché il marchio compare sulle maglie dei giocatori del Bari calcio.

Sono stato a Casamassima dove funzionano tre impianti di Acqua Amata, due dei quali modernissimi e innovativi e lì ho conosciuto la storia avventurosa della famiglia di Giovanni Antonio Mazzone, della figlia Maria, del genero Giuseppe e dei nipoti Matteo e Gianni. L’ho raccontata nel romanzo Quella notte alla “fonte magica”. Tutto ha inizio in località Castello il 2 giugno 1990…

*

Avevo bisogno di acqua per far crescere la vigna. L’avrei trovata sotto terra. Sicuramente. Come era sempre successo agli agricoltori di questo altopiano della Murgia.

Feci allora trivellare il terreno da un’impresa specializzata. Non fu facile trovare l’acqua. Alla fine ci riuscirono, raggiungendo un bacino, certamente molto in profondità. Più tardi avremmo scoperto che il serbatoio della fonte si trova a circa 650 metri dalla superficie. A quel punto bisognava emungere l’acqua e per farla affiorare ci voleva l’elettricità. Che lì, manco a dirlo, mancava.

Mi attrezzai per fare in fretta. Acquistai un camion col cassone grande, lungo 6 metri e mezzo, e vi feci caricare il grosso alternatore. Poi lo piazzammo proprio nel punto in cui avremmo dovuto fare l’emungimento e lo mettemmo rapidamente in grado di funzionare.

Era il 2 giugno del 1990. Siccome temevo che qualche malintenzionato potesse approfittare della situazione per venire a rubare camion e generatore di corrente – questa zona era un po’ malfamata – chiesi a due dei miei dipendenti di trascorrere la notte sul posto a fare la guardia.

– Questa notte state svegli, mi raccomando, e aggiungete gasolio ogni due ore. Se sentite qualche rumore sospetto o vedete qualcuno… beh… ecco a voi una pistola. Nel caso, sparate in aria perché sappiano che il posto è sorvegliato.

Li misi in guardia…

– Sì sì, stai tranquillo, faremo come dici tu.

Risposero convinti, e rassicuranti.

Rimasi con loro alcune ore. Le impiegai ad irrigare abbondantemente tutta l’area con l’acqua che veniva su da punto della trivellazione. Sulle piante c’erano già acini bellissimi e grandi come un pollice. Poi, verso le dieci di sera, avvisai i dipendenti:

– Ragazzi, io me ne vado, sono a digiuno da questa mattina, devo andare mangiare sennò crollo.

– Vai tranquillo, veglieremo a turno. Pensiamo noi a fare la guardia a camion e generatore.

Una volta a casa, cenai e andai a letto. Ma non riuscivo a prendere sonno. Pensavo:

– E se arriva veramente qualcuno e spara, pur di impadronirsi di camion e macchinario?

Calcolai mentalmente il valore delle cose che avevo portato lì: 180 milioni di lire il generatore di corrente, 60 milioni il camion… Sarebbe stato un bel bottino per qualsiasi delinquente… Girai più volte per la casa, tormentato. Francesca – lei sempre ottimista e fiduciosa – protestava, canzonandomi:

– Ma la vuoi finire? Hai lasciato i ragazzi in campagna… Di che cosa ti devi preoccupare! Dormi, riposati un po’, ti sei stancato tanto oggi.

Ci provai, a dire il vero, due-tre volte, a dare retta ai consigli di mia moglie, ma non riuscivo a tranquillizzarmi. Allora, stanco di tormentarmi nel letto, mi alzai definitivamente. Feci attenzione a non svegliare Francesca e, una volta rivestito, decisi di tornare al campo dove avevo lasciato i ragazzi. Non potevo avvisarli che stavo tornando da loro prima del previsto, e in piena notte: non c’erano ancora i telefoni cellulari!

Sarà stata l’una di notte. Mentre mi avvicinavo, cominciai a preoccuparmi per me stesso: avevo consigliato loro persino di sparare se mai avessero sentito rumori o avvertito l’avvicinarsi di qualcuno! E nemmeno li avevo avvisati che sarei comparso io a una certa ora della notte. Così, arrivato all’ingresso della stradina, fui preso dal panico:

– Vuoi vedere che se sentono rumori mi sparano?

Temevo che non mi avrebbero riconosciuto.

Misi le mani tra i capelli, arrabbiato con me stesso per la situazione in cui mi ero cacciato. Poi, decisi di avvicinarmi piano piano, chiamando volta a volta per nome i due ragazzi che avevo incaricato della sorveglianza. Procedetti con la macchina a fari accesi fin verso la loro…

Il generatore di corrente faceva però un rumore infernale e i due dipendenti non si accorsero di nulla. Presi coraggio: scesi dalla mia macchina e mi avvicinai alla loro. Li ritrovai sdraiati e addormentati, tutti e due, altro che veglia! Uno di loro era al posto di guida, con la porta aperta, l’altro era spaparanzato sull’erba. L’arma che avevo dato loro era abbandonata sul sedile del passeggero…. Alla mia comparsa, destatisi, balzarono in piedi urlando, spaventati… Per parte mia, tenni i nervi saldi e tagliai corto:

– La guardia la faccio io stanotte, andatevene!

E in men che non si dica se ne andarono.

A quel punto mi accomodai sulla mia Mercedes e, probabilmente tranquillizzato dal fatto che avevo preso in mano la situazione, sentii improvvisamente crollare la tensione e cominciò a venirmi sonno.

Io, però, volevo rimanere sveglio. In fondo, ero arrivato fin là apposta, per essere sicuro che tutto fosse sotto controllo e che non ci fosse il rischio di furti. Mi tirai le orecchie, il naso, mi pizzicai la pelle, a ripetizione, pur di non cedere al sonno. Ma… niente! Non riuscivo a resistere ai colpi di sonno!

Poi mi venne un’idea: ‘Potrei bere un po’ dell’acqua che viene su dall’emungimento. Provenendo dalla roccia è sicuramente pesante, difficile da digerire. Visto che soffro di gastrite, mi darà sicuramente fastidio. E con il dolore allo stomaco che ho normalmente riuscirò a stare sveglio’.

Che cosa mai ero andato a pensare…

Così, autoconvinto dai miei pensieri, mi ricordai di avere in macchina un bicchiere. Andai al punto di captazione della fonte e presi un po’ d’acqua. Bevvi, tutto d’un fiato, ben tre bicchieri di quell’acqua. Freschissima… A quel punto me ne tornai in macchina a combattere contro i colpi di sonno, confidando nell’aiuto di un imminente mal di stomaco. Ma… niente! Neanche un dolorino, neanche un piccolo fastidio… e io, lì, invece, costretto a lottare contro il sonno. Dopo neanche un’ora mi venne una gran voglia di urinare.Andai e ritornai in macchina, dopo aver bevuto altri tre bicchieri di quell’acqua.

Allo stomaco tutto bene… nel frattempo. Finché arrivarono le quattro e mezza e sentii arrivare i pullmini con i dipendenti da Turi per lavorare nella vigna.

Andai loro incontro e, un po’ rintronato da quella notte insonne, cominciai a istruirli sul lavoro che avrebbero dovuto compiere quel giorno.

Non fu per niente facile per me parlare con loro. La voglia di urinare era tornata impellente al punto che non riuscii a esprimermi bene con i dipendenti. Scappai appena possibile a liberare la vescica! Cominciai così a pensare che quell’acqua non era per niente cattiva, anzi, che faceva bene ed era molto diuretica. Lo vedevo nei fatti!

Nei giorni seguenti non ebbi alcun episodio di gastrite. Anzi, mi sentivo lo stomaco leggero. Da quella notte non ho mai smesso di bere quell’acqua. E mi fa stare bene ancora oggi.

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