L’epopea di 958 SANTERO – Il romanzo approda al VINITALY

Lunedì 15 aprile 2024 dalle 17 alle 18 al Vinitaly a Verona 958 Santero presenta la sua storia. Bellissima, curiosa, esemplare. Nel corso dell’evento organizzato nello stand della casa vinicola intitolato “Prendi il Vinitaly con più Spritz!” sarà infatti presentato in anteprima il libro “Con la vigna negli occhi – Il “segreto” di 958 Santero, il vino che sa di futuro” scritto dal giornalista e scrittore Filippo Larganà ed edito da Rubbettino. Il libro fa parte della collana di romanzi d’impresa intitolata “La bellezza dell’impresa” e diretta da Florindo Rubbettino e me.

L’appuntamento è nello stand B7 di 958 Santero, Padiglione 5. Per l’occasione ci sarà un aperitivo con le bollicine e i prodotti firmati 958 Santero.


Ma com’è nata l’idea di un romanzo sull’impresa di famiglia 958 Santero? Spiega Gianfranco Santero, presidente del Gruppo 958 Santero: «Non volevo che fosse un libro autocelebrativo, né commerciale. Doveva essere la storia della nostra famiglia e dell’azienda che mio nonno fondò, come la intendiamo ancora oggi, alla fine degli anni Cinquanta e che, prima mio padre e i miei zii, e oggi io, i miei cugini Lorenza e Pierpaolo, e i nostri figli, stiamo portando avanti».

Un’immagine stilizzata di Gianfranco Santero

Dice Filippo Larganà: «Raccontare la storia di una famiglia è un viaggio tra sentimenti, emozioni e ricordi. Quella della famiglia Santero e del brand 958 Santero è stato questo, ma è stato anche il racconto di una visione e delle
vite degli uomini e delle donne che l’hanno portata a termine e oggi l rinnovano con il loro impegno e lavoro».

Filippo Larganà, autore del romanzo sulla storia di 958 Sanero

Il racconto comincia con la cascina di famiglia a Calosso, paese in provincia di Asti a pochi chilometri da Santo Stefano Belbo. Lì, nel 1889 nasce e cresce Pietro Santero che avrà la visione della dimensione commerciale delle vigne di suo padre e, con l’aiuto della moglie Pierina, costruirà le basi dell’azienda attraverso mille difficoltà ed eventi, anche drammatici, che segnarono la storia d’Italia e del mondo in quegli anni.

«Il libro – annota Gianfranco Santero – racconta la storia di famiglia, ma anche quella dell’azienda, di come sono nati alcuni prodotti, idee, progetti e collaborazioni che hanno fatto diventare 958 Santero un brand di tendenza che in qualche modo ha innovato e rinnovato la comunicazione nel mondo del beverage». E di innovazioni 958 Santero ne ha lanciate e ne lancia moltissime. L’ultima, in ordine di produzione, è una linea dedicata all’Horeca, poi c’è la gamma Italian Aperitivo, con Aperitivo Red e Aperitivo Orange, nel solco della grande tradizioni italiana degli aperitivi, in purezza e nella mixology. Non manca un tributo allo Spritz con il Ready to Drink in versione classica e anche analcolica, uno dei trend più moderni del bere di oggi. Tra i prodotti che 958 Santero presenterà a Verona, anche le iconiche bottiglie POP, le lattine eco-friendly, l’Asti docg Otto e Mezzo che testimonia il legame con il territorio, le bottiglie illustrate da artisti tra cui Romero Britto, pittore, scultore e serigrafia brasiliano della corrente neo-pop che ha creato illustrazioni su licenza in esclusiva per 958 Santero, e quelle dedicate all’indimenticata stella del Calcio mondiale, Diego Armando Maradona e alla squadra del Napoli che lo ebbe tra i suoi calciatori insieme al brand “D10S” nato dalla collaborazione con Stefano Ceci, che fu amico e socio di Maradona e ne cura i diritti di immagine, fino alle bottiglie della serie Love e ai millesimati extra dry. Insomma un mosaico di creazioni e di bollicine che fanno festa in perfetto “italian style”.

Qui di seguito un’anteprima del libro: Gianfranco Santero racconta di un suo intervento tenuto di fronte a 200 studenti nel quale illustra le strategie e le decisioni che hanno fatto dell’azienda un’espressione di punta del mondo vinicolo italiano.

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Succede che una volta mi chiamano in una scuola per raccontare, in una sorta di “lectio magistralis”, la storia della nostra azienda che, mi dicono, è diventata un “caso” da studiare e che, a quanto sembra, è citato addirittura come esempio di marketing aziendale in qualche Università. “Farai una lezione discorso davanti ad alcune nostre classi. Niente di diverso che parlare alla tua forza vendita” mi dice rassicurante al telefono il dirigente scolastico. Accetto e alla fine mi ritrovo davanti a più di duecento ragazzi. Li guardo negli occhi. Hanno la stessa voglia di scoprire che vedo negli occhi dei miei figli.

Davanti ad una selezione delle bottiglie firmate 958 Santero racconto di come la nostra realtà economica sia oggi, a oltre sessant’anni dalla fondazione, importante, non solo per il tessuto sociale e industriale della nostra zona, ma anche di tutta quella porzione di Sud Piemonte che va dal Cuneese all’Astigiano fino all’Alessandrino. Dico che 958 Santero ha nel vino, in tutte le sue declinazioni, il suo “core business” e l’asset economico principale con indotti in vari settori, dalla tecnologia alla comunicazione fino al terziario. Parlo di come le produzioni vitivinicole rappresentino, da decenni, un volano nazionale e internazionale per il sistema Paese italiano, con ricadute importanti sulla qualità della vita, sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio e anche per la storia, la cultura e la società di quest’area del Piemonte. Ricordo alla mia attenta platea di studenti di come 958 Santero nasce nel 1958 dall’intuizione dei fratelli Santero e sia, ancora oggi, un “caso” di scuola tipico di vignaioli che, coltivando le proprie vigne, diventano prima commercianti di vini e poi industriali.

Sullo sfondo, dicono loro, c’è la spumantistica italiana che proprio in Vallebelbo, al confine tra Astigiano e Cuneese, rivendica i suoi natali che risalgono al 1865. Sottolineo ai miei giovani ascoltatori che la valle del Belbo, dove ha sede 958 Santero e altre Case vitivinicole, è la nostra “bubble valley”, la valle delle bollicine più storica e importante d’Italia. Qui, infatti, è nato il primo spumante italiano, qui si è diffuso il metodo Martinotti, inventato da un piemontese, Federico Martinotti, per la spumantizzazione rapida dei vini e che ha fatto la fortuna di tutte, ma proprio tutte, le bollicine italiane e in altre parti del mondo. La mia diventa una vera lezione d’impresa sulla tradizione spumantiera piemontese nel segno della creatività. Così ricordo come, da alcuni anni, gli spumanti firmati 958 Santero si distinguano per l’originalità di un packaging che non è mai banale e, anzi, in molti casi è addirittura all’avanguardia, alfiere di nuove prospettive nella progettazione e divulgatore di nuovi contenitori e nuove modalità di confezionamento. Per raccontarne agli studenti che mi ascoltano il processo evolutivo, però, decido di partire dalla nascita del brand aziendale. Parlo del concetto del marchio 958 Santero, di come sia nato dall’esigenza di avere nuovi strumenti che rinnovassero immagine e comunicazione d’azienda. Da qui l’idea di sintetizzare l’anno di fondazione, il 1958, con il nome famigliare ridotto a una sorta di logo-marchio facile da memorizzare e da comprendere non solo in Italia, ma in tutto il mondo con il linguaggio dei numeri. Il secondo step è stato quello di mettere mano alla gamma produttiva e all’immagine delle bottiglie. Puntare sulle bollicine, su spumanti extra dry, nuovi, gradevoli, che andassero incontro ai nuovi gusti del pubblico, concedessero occasioni di consumo il più possibile ampie e diffuse, dall’aperitivo al cocktail, dalla mixology alla cucina regionale, etnica o gourmet. Sono state scelte strategiche che si sono dimostrate vincenti e che, tuttavia, non hanno impedito a 958 Santero di far salve alcune varietà storiche del Piemonte, come l’Asti Spumante docg (a denominazione d’origine controllata e garantita) con il suo 958 Santero Asti 8½ docg. Dico e ricordo ai ragazzi che, al di là delle strategie aziendali, la raccolta delle uve di Moscato bianco, tipiche della nostra zona, rimane uno dei momenti più iconici della nostra storia di imprenditori del vino.

Illustro l’evoluzione dell’immagine dei prodotti firmati 958 Santero chiamando in causa nuove tecniche di packaging insieme alla stretta collaborazione con designer e artisti e faccio osservare come abbiamo dato “carta bianca” alle idee e alla creatività ripensando la bottiglia di vetro non solo come contenitore puro, ma anche come vero manifesto di arte grafica che, nella nostra selezione curata da artisti e illustratori, si trasforma addirittura in oggetto da collezione e strizza l’occhio all’arte contemporanea. Mi rendo conto, in quel preciso momento, davanti ai miei duecento studenti, che la vera rivoluzione è stata portare le bottiglie griffate 958 Santero, dalla classica del 958 Santero Extra Dry vestita di giallo squillante a quelle dai colori sgargianti come il blu elettrico o il viola fluo a quelle che riprendono l’arte messicana, la street art metropolitana e addirittura i disegni dei tatuaggi, a diventare oggetti di culto, perfetti, come nel contenuto e nel contenitore, per celebrare ogni evento e in linea con un “Made in Italy” del gusto, visivo e tattile perfino, che si distingue nel mondo. Un messaggio che i ragazzi hanno apprezzato e che sintetizzo in una risposta allo studente che mi chiede quale sia il segreto del successo di 958 Santero. Rispondo così: «Non c’è un segreto, ma semmai c’è una regola: cercate sempre di essere i numeri uno in quelle che fate, qualsiasi cosa sia. Ne raccoglierete frutti positivi, sempre». È una lezione che io e i miei cugini abbiamo appreso da nonno Pietro, dai nostri genitori e che abbiamo trasmesso ai nostri figli mettendola in pratica ogni giorno.

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