LA FORZA DEI Robot – Il cuore di Annalisa

Annalisa Mancino è una delle sette donne imprenditrici che costellano il mondo femminile che ho descritto nel mio libro L’impronta delle donne, ma ne fa parte con caratteristiche tutte sue, veramente originali. Come già le altre protagoniste del libro, ha fatto dell’organizzazione della propria giornata il modo per seguire figli (tre), la globalità della sua famiglia e l’azienda, la Manganorobot, di cui è socia e motore – guarda caso – organizzatore e amministrativo da tantissimi anni, dopo aver fatto di tutto per sbarcare il lunario – veramente di tutto – nella sua vita.

L’ho conosciuta di riverbero, come conseguenza dell’amicizia con il fondatore della Manganorobot, Daniele Mangano, e ne ho subito colto tutto il valore, tutto il suo, come si suol dire, spessore umano. Lo capirete leggendo le prime pagine del racconto che ho a lei dedicato.

*

È suonata la sveglia: sono le 6.30. La stessa suoneria squillerà altre dodici volte in questa giornata a ricordarmi quello che devo e voglio fare: occuparmi della gestione dell’azienda per cui lavoro e dedicarmi alla mia famiglia. Il mio smartphone mi aiuterà a scandire i tempi e gli spazi di questo giorno, passo dopo passo, momento dopo momento.

Mi alzo di scatto dal letto, nel buio e nel silenzio della nostra camera. Pasquale, mio marito, ha il sonno profondo e – beato lui – non ha sentito la musichetta del telefono cellulare che mi chiama all’appello. È una fatica, certo, ma anche oggi io rispondo “eccomi, presente”. E ne sono felice: devo allattare Sara, che ha tre mesi, piccina… (il nostro letto retroilluminato dal led mi permette di scorgere i suoi occhioni; eh sì, perché anche Sara, come sua sorella ha fatto del nostro lettone la sua culla) …e ora sa che può pretendermi. Nel guardarla sento rinnovarsi in me la meraviglia di averla con noi. Mentre Sara è attaccata al seno e si sazia, penso che ogni mia giornata si apre con questo stupore e con questa responsabilità confermata. Tra poco scuoterò Pasquale («è ora, amore») e poi andrò a svegliare Ricky, Riccardo… il nostro maschietto, a lungo atteso, desiderato, e quanto amato da tutti noi: è nato cerebroleso per una causa rarissima – duecento casi al mondo, dicono i medici –, e ora ha già quattro anni. Per noi è perfetto, è il bambino che fa per noi. Abbiamo svegliato Ricky.

Per portarlo all’asilo – a Trana, dove viviamo e dove sento di aver messo le mie radici dopo tanto girovagare – occorrerà una quarantina di minuti, tra lavarlo, vestirlo e dargli colazione. Intanto, ho svegliato Giulia, la nostra primogenita. È una signorinetta, si prepara diligentemente da sola, ma gode immensamente se aprendo la giornata riceve da noi qualche coccola. È un segno di preferenza, se lo merita. In fondo, è la prima della nidiata! E mentre la casa si è ormai rivitalizzata col trambusto dei nostri preparativi, ho come un flash nella mente: farei altri figli, quanto volentieri, ma credo che dovremo fermarci qui, a questi tre gioielli, perché non avremmo il tempo di seguirli uno ad uno come riusciamo a fare ora. Ci penserà Pasquale ad accompagnare Giulia e Ricky a scuola.

A me rimane Sara. Oggi, come tutti gli altri giorni, non la abbandonerò un solo minuto perché la porterò con me al lavoro, grazie anche alla buona disponibilità delle mie colleghe dell’ufficio amministrativo e contabile che l’hanno accolta come una loro figlia. Starà tutto il giorno con me, tra sonnellini, poppate e spupazzamenti vari, miei e dei colleghi. Anche questo – ne sono convinta – rende umano un luogo di lavoro. Ho caricato Sara nell’“ovetto” e ora siamo in macchina, l’Audi che ho in uso dall’azienda (come segno di stima per il lavoro che svolgo). Grande, comoda, fa al caso nostro, di famiglia numerosa e ingombrante, soprattutto quando si muove tutta insieme. Entro in ufficio che sono da poco passate le 8.30. Circa due ore da quando ho messo le pantofole alzandomi dal letto per allattare Sara.

Di cose, questa mattina, ne ho già fatte un “x”. E ho pianificato la giornata per benino perché l’amore alla famiglia e all’azienda per cui lavoro possano realizzarsi, senza farmi mai mancare una chiacchierata con un’amica, o qualche attimo di riposo tutto mio. Da una parte, sento come una cosa mia quest’azienda – la Manganorobot Srl, un’impresa che fa muovere i robot di decine e decine di linee di produzione nel mondo – e so che la sua crescita dipende anche dalla mia dedizione. All’inizio di questo cammino di pensieri non l’ho nemmeno pronunciata nella mia mente la parola “Manganorobot”, tanto l’ho personalizzata. È come se parlassi di me e dicessi che sto parlando di Annalisa. Insomma, desidero ogni giorno di più di poterla gestirla al meglio. Ne sono la responsabile amministrativa e sono socia sia di Manganorobot, sia di Mangano Holding e sia di Mangano Immobiliare.

Dall’altra… amo smisuratamente la mia famiglia. E per nulla al mondo le negherò tutta la mia passione di madre e di moglie. Mentre percorro con la mente i dieci decisivi anni di vita che sono trascorsi da quando lavoro qui e da quando Pasquale ed io ci siamo sposati e sono arrivati i figli, capisco che cosa mi sta consentendo di tenere insieme i miei grandi amori. E una paroletta, scomoda, ma quanto importante: organizzazione. È decisivo saper organizzare la vita. Senza di essa non sarebbe possibile a determinate donne fare quello che fanno e farlo con soddisfazione. Ed io non sono altro che una donna di questi tempi, una donna di 37 anni che non smette mai di voler migliorare.

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