Ho conosciuto Linda Di Fonzo e la sua travolgente forza nel lavoro e nella vita tramite un caro amico, Cesare Verona, suo marito, che avevo avuto la fortuna di frequentare prima come imprenditore poi come protagonista del nostro libro nel quale abbiamo raccontato la ultracenteneria storia delle penne stilografiche Aurora, Questione di Stilo. Linda, in quel libro, è narrata come l’ultima e decisiva pedina di uno sviluppo imprenditoriale che ha del miracoloso se si pensa che Aurora, nell’era digitale, oggi continua a fare penne stilografiche. Cesare aveva già fatto tanto, così come Franco Verona, suo padre, dall’inizio degli anni Sessanta in poi.
Ma Linda… proveniente dalla moda, poteva dare tanto all’Aurora. Ed è quello che succede. Le ho proposto di raccontare la sua storia. La trovate nel mio libro “L’impronta delle donne”. Ecco come inizia il racconto a lei dedicato.
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Mi hanno commossa. Filippo, Erika, Irene. Tre dei miei principali collaboratori in azienda. Possibile che io sia così come mi descrivono? Non riesco a togliermi di dosso l’emozione che ieri hanno prodotto in me le loro parole. Non è la vanità a provocare in me questa commozione, ma la gratitudine.
Sto guidando. Sono diretta all’aeroporto di Malpensa, dove troverò l’aereo che mi porterà a Doha per l’ennesima missione di lavoro in Medio Oriente (quanto amo il Medio Oriente!) e, chilometro per chilometro, quasi metro per metro, che percorro, riaffiorano nella mia mente quanto hanno detto di me davanti ad un amico che è venuto a trovarmi. Ricordo perfettamente le loro parole. Come se avessi preso degli appunti…
«La signora Linda», ha detto Filippo, «ha il senso degli affari, ma questo deriva da un suo atteggiamento di fondo: sa ascoltare le persone, anche i clienti. Non parla mai “sopra”. Comunica, ma prima di tutto ascolta. Per questo i clienti la amano. E poi… ha il senso della moda! Ed è attratta da tutto. Da tutto impara. Le sono stato accanto in diverse missioni di lavoro: lei vede, ammira ciò che la attrae – un monumento, una mostra, un ambiente o un panorama della natura – e sa elaborarlo anche ai fini della nostra attività, che è fare penne! E poi, con noi collaboratori, ci sa fare! È capace di farci sentire importanti, parte di un gruppo, e non si mette mai su un piedistallo. E, ancora, sa come la chiamo? RoboCop, il protagonista del famoso film poliziesco fantascientifico! È instancabile. È come un treno ad alta velocità e devi starle dietro. È inesauribile. Un giorno – in 12 Asia e precisamente a Seul – era completamente senza voce, con la febbre, e nonostante questo ha fatto tutto come se nulla fosse. Non una volta che dica “sono stanca”, “non ho voglia”. Insomma, sa coccolare i suoi clienti, sa vendere un racconto, un’emozione e riesce a concretizzare ciò che vuole in poche ore. Ha testa, mente, memoria e un pensiero sempre duttile, flessibile».
Filippo ha proprio detto così, non sto sognando… Sono al casello dell’autostrada. Accosto e prendo il biglietto di viaggio. Evviaaa… Poi – riprendo a pensare – ci si sono messe anche Irene ed Erika! «Linda è un vulcano, è sempre in movimento, ti travolge, ma sa coinvolgerti. Da tutto cerca idee e ispirazioni. Non si ferma neanche davanti agli errori, fa capire che tutti ne facciamo e che tutto è risolvibile». Quanto è vero Irene… ragiono, mani al volante: i problemi non si creano, si risolvono. E sul momento. Noi donne abbiamo meno tempo degli uomini e quindi dobbiamo essere celeri nel risolvere le questioni… per questo siamo anche più inclini al cambiamento. Poi mi sovvengono altre parole di Irene: «Linda sa riportare ogni cosa alla vita, quella reale, di una donna. E tra donne è più facile comunicare, non ci sono ruoli». E quelle di Erika: «Noi, in quanto donne, ci adattiamo a fare qualsiasi cosa sia necessaria in azienda. Non ci tiriamo mai indietro anche se c’è da preparare o servire un caffè, oppure se c’è da pulire lo showroom, o fare un inventario o imballare le penne e portarle direttamente ai clienti». Giusto Erika!!! Aurora è femmina! L’80 per cento del personale di Aurora è femminile.
Ma c’è di più… Irene mi ha portato al culmine della commozione quando ha spiegato all’amico che ci ascoltava: «Linda più che un capo è un’amica. Ha umanità. E se vede che hai un problema cerca di suggerirti delle soluzioni. Noto che fa così un po’ con tutti. Ha sempre il sorriso, aiuta, non urla, dentro e fuori dal lavoro». Sì, la commozione che ho provato in quel momento, mentre coglievo, stupita, quelle parole, si ripercuote ancora in me ora, mentre guido e mentre la mente e le energie dovrebbero invece 13 essere tutte tese al business, a ciò che dovrò fare o alle persone che dovrò incontrare a Doha… No, prevale la commozione.
Mi sono davvero commossa quando le mie “ragazze” hanno parlato di umanità. Della mia umanità… È una cosa di cui non mi ero mai resa conto! È proprio vero che per capire noi stessi dovremmo ascoltare più spesso quello che gli altri colgono dai nostri gesti, dal nostro modo di stare in questo mondo, dai pensieri e dalle reazioni che escono con parole e sguardi dal nostro volto… Noi non li vediamo, li vedono gli altri, e sentirsi descrivere può far bene… – come è successo a me ieri.