Che cosa succede quando una donna entra in azienda e riesce a imprimere la sua personale visione al punto da diventare decisiva per il futuro stesso dell’impresa? E, soprattutto, qual è la reazione degli uomini, colleghi, amici, compagni, padri, mariti? Hanno provato a spiegarlo le dirette interessate, sette imprenditrici di età e settori differenti, che si sono lasciate raccontare da me e dalla mia amica scrittrice Silvia Lessona nel mio nuovo libro “Nel nome delle donne”, pubblicato da Rubbettino Editore. Il libro è in uscita per i primi giorni di dicembre, perfetto dono natalizio sul tema della parità di genere e della piena valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro.
Naturale sequel di “L’impronta delle donne”, uscito nel marzo del 2022, questo volume è l’ottavo della collana “L’avventura dell’esperienza” e porta alla ribalta altre sette protagoniste, con la differenza che questa nuova serie presenta esperienze dove ciascuna figura femminile è più direttamente identificabile con l’azienda in cui lavora.
Ecco qui di seguito come ne parla un’altra mia amica, Silvia Fissore, in una ampia nota che ha preparato per la stampa.
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Brand novel, verso un “nuovo” genere narrativo?
Raccontare un’impresa attraverso le persone che hanno contribuito alla sua crescita e ai suoi successi non è una novità; ma questo libro non è l’ennesimo saggio celebrativo né vuole essere un manuale di istruzioni per diventare manager di successo.
È qualcosa di nuovo, che ci piace definire una brand novel, un romanzo d’impresa, un po’ per lo stile empatico e divulgativo, un po’ per l’intento che lo anima. Non c’è infatti pretesa di offrire soluzioni o verità, ma solo la volontà di condividere esperienze che possano aiutare altre donne (e altre imprese) a trovare ispirazione.
«Fil rouge del libro – spiega Marianna Carlini che dal 1999 si occupa di comunicazione aziendale e ha ispirato questo progetto fin dal primo volume – è proprio la condivisione attraverso la quale ognuna delle sette protagoniste può diventare un modello non solo per chi si forma come imprenditrice ma anche per ciascuna di noi. Queste sette manager sono punti di riferimento e confronto e grazie alle loro esperienze condivise ci fanno capire che la bellezza di un’impresa non si limita all’aver dato forma e peso ad un’azienda, ma nell’essersi impegnate, nell’aver fatto il primo passo, nell’essersi dedicate, nell’aver affrontato situazioni e ostacoli. In una parola, nell’essere state proattive».
Sette racconti da leggere o da ascoltare
Ogni racconto è scritto in prima persona e spesso parte da un ricordo o da un episodio percepito come determinante. Un frammento della memoria da cui scaturisce la narrazione, quasi un flusso di pensieri nei quali la protagonista si rivolge a un interlocutore ben preciso che può, di volta in volta, essere un amico, un compagno di viaggio in aereo, un collega, una persona cara scomparsa o un nipote. Figure in ascolto, testimoni simbolici di quella che, di fatto, è una confessione personale dove chi si racconta esprime se stessa, i punti di forza, i propri sogni e desideri ma anche le paure o le fragilità quando ha dovuto affrontare passaggi complessi legati alla gestione dell’impresa come, ad esempio, una crisi aziendale.
Ripercorrere le tappe della propria vita professionale diventa un’occasione per confrontare la ‘lei’ del passato con quella attuale comprendendo quale è stata la chiave della propria realizzazione personale. Una consapevolezza, quest’ultima, raggiunta al termine di ogni racconto e passata come una staffetta a chi legge e a chi ascolta. Già, ascoltare: ognuna di queste sette storie, proprio per il loro tono intimo e colloquiale, si presta molto bene al format del Podcast. Il progetto narrativo è infatti già disponibile su Spotify (qui di seguito l’ultimo podcast a essere stato pubblicato) con le storie del primo libro e sarà arricchito con quelle del secondo volume ora in uscita.
L’avventura dell’esperienza: uno spaccato del nostro Paese
Il libro, non a caso, fa parte della collana L’avventura dell’esperienza – Storie, testimonianze, memorie per far ripartire l’Italia. Le sette vicende, infatti, si intrecciano inevitabilmente anche con quella imprenditoriale e sociale del nostro Paese: dal miracolo economico alla prima grande crisi energetica, dall’emergere dei concorrenti asiatici all’esplosione di Internet, passando per la bolla finanziaria del 2008, fino alle recentissime, drammatiche vicende della pandemia di Covid19. Il lettore ripercorre così idealmente, attraverso le sfide e gli ostacoli delle protagoniste e delle loro imprese, anche gli ultimi 60 anni di storia italiana mettendo a fuoco quei cambiamenti epocali che hanno plasmato non solo i modelli produttivi nostrani, ma anche i mercati globali. Ogni esperienza è dunque un’avventura e al tempo stesso diventa una case history aziendale su cui riflettere per scoprire quanto forte può essere lo spirito di resilienza e dove può portarci.
Perché queste sette donne? Ci sono almeno sette motivi…
Primo. Perché ciascuna, a suo modo, ha dato forma a una visione completamente nuova in termini di cultura d’impresa. A cominciare da Alba Menozzi, la “signora Bologna Gomme”, che con la sua caparbietà e determinazione si è fatta spazio in un settore, quello delle officine meccaniche, il cui ingresso alle donne sembrava impensabile fino al suo arrivo. Oggi Alba si fa portavoce, anche attraverso incontri e convegni, di un messaggio molto chiaro: il lavoro non è solo un insieme di compiti e doveri ma è anche una chiave che apre le porte al miglioramento personale. Per questo chi entra in Bologna Gomme sa di trovare un luogo dove far fiorire il proprio potenziale.
Secondo. Perché ognuna ha saputo trasformare il suo talento in azioni concrete, senza mettersi in competizione con il proprio uomo. Come nel caso di Adriana Gasco, moglie e vero e proprio alter ego di Roberto Fiorentini, presidente dell’omonima azienda di sostitutivi del pane con snack a base di cereali e legumi. È stata infatti lei a supportare il marito nella scelta di proseguire l’attività di famiglia e di trasformarla in una realtà di respiro internazionale orientata verso l’alimentazione salutistica e il benessere. È a lei, artista incompiuta (e leggendo si scoprirà perché), che si deve l’elegante logo rosso dell’azienda; fu sempre lei a intuire l’importanza di mettere la firma (e la faccia) sui prodotti, utilizzando il cognome di famiglia. Ed ancora è lei che ha battezzato alcune delle linee di prodotto più azzeccate, come i SI&NO. Ma, prima ancora, fu lei a convincere il marito a prendere in mano le redini dell’azienda dei genitori anziché cercare un lavoro in banca, come i suoi gli avevano consigliato.
Terzo. Perché ognuna ha pensato e agito in autonomia, ma senza dimenticare la capacità di collaborare. Come Cristiana Poggio, la cui fede incrollabile e la cui passione per l’insegnamento l’hanno portata oggi a essere tra le colonne portanti della cooperativa Immaginazione e lavoro, una delle realtà educative e di formazione professionale più originali presenti in Italia per il mondo giovanile. La sua visione di educatrice si può riassumere molto bene nel concetto secondo cui «non c’è formazione se non c’è coinvolgimento e condivisione». Per questo è necessaria la collaborazione con le aziende e gli imprenditori, perché educazione e lavoro diventi parte di un unico progetto formativo: un modello perfettamente applicato nella Piazza dei Mestieri attiva a Torino, Catania e Milano.
Quarto. Perché ognuna di loro non si è mai sottratta alle proprie responsabilità, ma le ha vissute come una rampa di lancio per progredire. E così ha creatoun modello di leadership al femminile capace di guidare e accogliere, di sostenere e di tirare fuori il meglio dai propri collaboratori. Come ha fatto Enrica Acuto, che da collaboratrice dell’ex marito Fabrizio Jacobacci, oggi è divenuta presidente di Jacobacci&Partners, firma globale per la tutela della proprietà intellettuale. Un traguardo raggiunto grazie alla sua capacità di riorganizzare la struttura dell’azienda in ottica manageriale. Proprio a Enrica si deve la particolare attenzione all’apporto femminile e all’arte nell’ambiente di lavoro, così come l’impulso all’internazionalizzazione che ha portato la Jacobacci&Partners ad essere riconosciuta come migliore impresa Pan Europea specializzata in Intellectual Property.
Quinto. Perché ognuna di loro ha visto almeno una volta crollare le proprie certezze, ma si è sempre rialzata per continuare la strada intrapresa. Come Roberta Mantellassi, che ha perso il compagno di vita e di lavoro in un modo tragico e inaspettato e in un momento, il 2021, particolarmente difficile per la loro azienda di imbottiti e per il settore. Nel suo racconto Roberta ricorda come proprio il marito Nicola avesse intuito da subito le sue doti creative e la sua predisposizione per il design chiedendole di lavorare al suo fianco e di diventare responsabile dell’Ufficio stile della storica azienda di famiglia, la Mantellassi 1926. Ed è sicuramente grazie all’impronta di Roberta, alla sua voglia di mettersi in gioco, se oggi questa storica azienda di imbottiti è divenuta un importante punto di riferimento per il settore dell’arredamento made in Italy e sta vivendo una nuova avventura con la quinta generazione.
Sesto. Perché ognuna di loro ha avuto un sogno nel cassetto grazie al quale non ha mai rinunciato alla propria visione pionieristica del fare impresa. Come Chiara Salvetti, la cui storia imprenditoriale nasce con il brand di famiglia Festivalbar e prosegue per una ventina d’anni nel mondo manufatturiero dell’accessorio del lusso nell’azienda del marito. Ma Chiara non si lascia incasellare in percorsi già definiti e dopo aver impresso una direzione rivoluzionaria nell’attività del compagno, decide di intraprendere una nuova strada professionale che la avvicina al mondo della formazione. Oggi, attraverso la sua società di consulenza, la EVO-Evolvere Visioni Obiettivi, aiuta imprenditori, manager, liberi professionisti e team aziendali a riconnettersi ai propri talenti, a dare spazio alle nuove ambizioni, a trovare soluzioni in momenti sfidanti.
Settimo. Perché ognuna di loro ha imparato che una stessa situazione può essere vista come un problema o come un’opportunità: tutto sta nell’atteggiamento con cui la si affronta. Ed è stato così anche per Nunzia Giunta che assieme al marito ha dedicato la sua vita alla risorsa più preziosa della loro impresa: il benessere delle persone. Co-founder e, come ama definirsi lei, “Amministratore delicato” della società di formazione e consulenza Uomo & Ambiente, Nunzia ha saputo creare una formula di leadership che non usa la forza per imporsi ma sceglie la gentilezza e l’empatia come fattore di aggregazione e coinvolgimento delle persone, anche e soprattutto in azienda. Una consapevolezza che nel giugno del 2023 ha portata Nunzia a un prestigioso traguardo: la Mela d’oro del Premio Women Value Company, assegnatole dalla Fondazione Bellisario in collaborazione con il Gruppo Intesa Sanpaolo.
E in tutto ciò, gli uomini che ruolo giocano?
A volte antagonisti, a volte sostenitori, molto spesso consiglieri e veri e propri punti di riferimento, gli uomini che compaiono nelle pagine di questo libro, nella maggior parte dei casi, sanno prendere per mano le loro compagne, soprattutto nei momenti di difficoltà. E tutti, padri o mariti, fidanzati o amici, colleghi o rivali di business, sanno riconoscere, senza invidia, il valore della donna che hanno davanti. Rovesciando il famoso detto, dimostrano che dietro a ogni grande donna ci sono sicuramente grandi uomini che, in famiglia o fuori, la incoraggiano e la sostengono.
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Dalla quarta di copertina: “Questo libro, Nel nome delle donne, naturale sequel del precedente L’impronta delle donne, porta alla ribalta altre sette storie di imprenditrici, con la differenza che questa nuova serie presenta esperienze dove è più direttamente identificabile la donna con l’azienda in cui lavora. In alcuni casi ha dovuto imporsi per diventare, appunto, decisiva, ma queste nuove storie dimostrano che dietro a ogni grande donna, vien da dire rovesciando il famoso detto, si scoprono grandi uomini che, in famiglia o fuori, la incoraggiano e la sostengono.”
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Perché regalarlo a un uomo? Per aiutarlo a comprendere quanto possa essere vincente l’alleanza uomo-donna, non solo per le aziende ma per la società intera, di cui poi le aziende sono parte importante.
Perché regalarlo a una donna? Perché attraverso queste sette storie capisca che non bisogna avere timore o vergogna del giudizio quando si lotta per conquistare il proprio spazio in ufficio, in azienda, in famiglia, nel mondo.
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Perché 7? Sette è considerato il numero sia della filosofia e dell’analisi che della solitudine e della completezza. Le sette protagoniste sono donne che hanno spesso agito mosse da passione e sentimento, ma al tempo stesso hanno mantenuto lucidità e capacità di analisi per procedere nelle loro scelte. Sono state affiancate e supportate da uomini generosi, ma molto spesso le decisioni più difficili le hanno dovute prendere da sole.
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La parola all’ideatrice, Marianna Carlini: «L’uomo che non vede nella donna un’antagonista, ma un’alleata che può portare un contributo diverso, fa il bene di tutti se l’aiuta, le fa spazio e la sostiene. Uno gli aspetti che ritengo più interessanti di questo libro è il mettere in luce anche l’atteggiamento degli uomini che hanno sostenuto e incoraggiato queste donne, con rispetto, ammirazione e onesta convinzione, permettendo che si manifestasse lo speciale contributo che avrebbero potuto portare nelle loro aziende».
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Gli autori
Adriano Moraglio
(1958) Dopo trent’anni di giornalismo attivo (cronista all’Ansa di Torino e poi redattore nelle sedi di Torino e Milano del Sole 24 Ore) si è specializzato nella scrittura di storie di imprenditoria nella forma del romanzo o del racconto lungo. Ha sviluppato questo filone con pubblicazioni singole presso prestigiose case editrici italiane ma è con l’editore Rubbettino che ha reso sistematico questo impegno dando vita alle collane “La bellezza dell’impresa”, “L’avventura dell’esperienza” e “Occhio all’impresa” tutte e tre dirette con Florindo Rubbettino. Una buona parte dei libri pubblicati in queste collane è stata scritta da lui. Ha all’attivo trenta libri. Nel nome delle donne prosegue il filone di racconto delle storie di donne imprenditrici inaugurato con L’impronta delle donne, nella cinquina dei finalisti del Premio Valori d’impresa 2023.
Silvia Lessona
(Torino, 1963) Giornalista – già collaboratrice dell’edizione torinese di Repubblica – e con un passato da attrice di prosa, ha scritto Indovina chi sviene a cena (De Agostini, 2005) ed è coautrice del libro Ritratti al futuro (Hever, 2021). Scrive biografie come autrice e come ghost writer con una predilezione per le storie aziendali. Autrice di monologhi brevi per il teatro, è anche ideatrice di format di narrazione aziendale. Ama le storie autentiche e sorprendenti. Curiosa per natura, le piace ascoltare e ricomporre le vicende di chi ha immaginato la propria impresa e l’ha resa realtà.