Il TANGO di Chiara – Saper seguire i CAMBI di rotta

E’ cresciuta “dentro” al Festivalbar, inventato dallo zio Vittorio Salvetti e condotto come un’azienda familiare a Padova e la musica continua ad essere la partitura della vita e dell’attività professionale di Chiara Salvetti, anche se lei non ha fatto carriera nello spettacolo. La sua storia infatti si spiega con il tango. Oggi vi racconto perché.

La storia di Chiara Salvetti è narrata nel mio libro “Nel nome delle donne – Sette racconti: quando in azienda la presenza femminile si fa decisiva” ma lo ha scritto la brava Silvia Lessona che firma con me questo libro, naturale sequel de “L’impronta delle donne” che ho pubblicato nel marzo del 2022. Perché, dunque, il tango – improvvisa e imprevista passione adulta, come si desume sin dalle prime battute del racconto – spiega la vita e la carriera professionale di Chiara? Lo dice lei stessa nel libro: “Nel tango, come nella vita personale e professionale, ci possono essere imprevisti, da un ostacolo nel percorso a un partner che inciampa, a un passo sbagliato, a un rifiuto per un invito. Ho imparato che saper improvvisare e saper seguire il cambio di rotta mantenendo il proprio asse sono i due ingredienti necessari perché il tutto si svolga in armonia.” Chiara, maestra nel seguire i cambi di rotta. Lei che è stata anche pilota d’aereo (vedi foto). Vediamoli questi cambi di rotta. Una capacità davvero tutta femminile.

“Crescendo si concretizzò in me il desiderio di diventare interprete. Ma non una qualunque, volevo andare al Parlamento Europeo e diventare un’interprete parlamentare, lavorare a fianco dei capi di Stato. Era un compito delicatissimo, ammirevole, ero terrorizzata dalle insidie di un lavoro fatto male, dalle nefaste conseguenze di una cattiva traduzione che poteva innescare fraintendimenti e, ancor peggio, disastri diplomatici. Questi erano i pensieri che agitavano la mia mente durante l’ultimo anno di liceo, quando bisognava scegliere l’università. Parlavo già abbastanza bene inglese francese e tedesco ma l’unico corso di interpretariato europeo si teneva nella vicina città di Trieste dove ero decisa a trasferirmi. La fermezza e i timori di mio padre me l’avevano impedito: – A Trieste? Non sia mai. Magari vai in balìa di qualche sconosciuto, o peggio, di qualche ragazzo.  No, è troppo pericoloso, resterai a Padova. – Accantonai quindi l’idea dell’intepretariato per trasformarla in un altro progetto che prese forma a Natale.” Sentite come lo racconta. “Ero all’ultimo anno di liceo, quindi quel Natale mi chiesero cosa intendessi fare dopo. -La hostess!- Risposi convinta con gli occhi brillanti vedendomi già biondissima, altissima e bellissima solcare i cieli volando verso mete lontane destinate ai pochi fortunati che a quel tempo potevano permettersi di viaggiare in aereo. -Oh piccola cara, la hostess dunque? – Mi disse con quel suo tono un po’ affettato la zia Rosanna, quella più elegante della famiglia che non fosse stata mia zia avrei giurato che proveniva da una famiglia nobile. Ma non avevo capito che la sua era una domanda retorica. -Sì!- risposi convinta di aver trovato in lei un’alleata che, come me, adorava girovagare per il mondo.- Quindi vuoi fare la cameriera in aereo- e al mio sguardo stupito aggiunse: – Questo fanno le hostess cara, le cameriere d’alta quota- concluse con la sua cadenza strascicata da gran signora. Stetti un secondo a valutare la situazione pensando che se lo diceva lei, probabilmente qualcosa di vero c’era. Così mi ripigliai dalla delusione e rilanciai con aria di sfida: – Ok, allora faccio il pilota! ” Incredibilmente papà le diede corda: “Tu resti a Padova e non vai a fare la matta a Trieste, in cambio io ti pago il brevetto da pilot, ma non di linea, quello turistico, che già è carissimo, d’accordo?” Divenne pilota, anche sotto gli sguardi ironici dei compagni maschi che, con i loro sguardi dicevano ‘cosa ci fa una donna qua’…

Chiara Salvetti si innamora di Riccardo, oggi suo ex marito, e insieme fanno tre figli, Giovanni Filippo, Filippo Mattia e Emma Camilla, acquisiscono al 100 per cento trasformandola l’azienda del padre di lui, specializzata nella produzione di accessori (bottoni) per il settore della moda… e poi dopo tanti successi, una scelta sbagliata. Ecco il suo racconto: “Seguirono anni in cui fummo travolti da passione, creatività, sintonia, sinergia, amore e tanto lavoro. Creammo bottoni che cambiarono per sempre i meccanismi dei bottoni a pressione e che ancora oggi vengono utilizzati da brand di lusso come ad esempio Hermès. Il nostro lavoro fu notato da una banca di investimenti alla quale, nel 2006, vendemmo il 70% delle quote. Il sogno era creare un polo dell’accessorio del lusso con l’acquisizione di altre aziende di prodotti complementari. Conquistata la loro fiducia, incarnai il ruolo di direttore commerciale della nuova impresa facilitando l’acquisizione di due aziende di produzione di chiusure lampo che nel 2008 portarono il consolidato del gruppo ad una sessantina di milioni di euro di fatturato, circa 800 dipendenti e filiali in tutto il mondo. Ma anche quello non bastò per avere il ruolo di socia. Restavo una solida colonna all’ombra dei riflettori, relegata nel backstage a un solo passo dal palco. Essere una realtà a conduzione familiare e l’avere una banca come socio di maggioranza non fu una scelta vincente. Riccardo instaurò un rapporto conflittuale con l’istituto di credito fino all’insanabile spaccatura che gli levò ogni delega operativa, tanto da impedirgli addirittura l’accesso in azienda. A me non era stato destinato lo stesso trattamento, ma siccome Riccardo ne fece una questione di principio, mi pose di fronte all’out out: o me o loro.

Chiara Salvetti con i figli Emma Camilla, Giovanni e Filippo (ultimo a destra)

   Ovviamente scelsi lui così mi trovai improvvisamente a passare da una situazione in cui avevo un’agenda strapiena al nulla cosmico. Fu un discreto shock, ma decisi di reagire. Cominciai lentamente a sanare la mia bulimia lavorativa con la scelta felice di dare più spazio a me e ai miei figli. Fu uno spazio fisico ed emotivo molto utile per me per reagire alla crisi che stavamo vivendo: dato che prima ero tutta nel fare, attraverso la maternità e l’esperienza con l’asilo, il nostro famoso Piano B, iniziai a esplorare e apprezzare la dimensione dell’essere, imparando a godermi il valore del tempo, le mie qualità e la morbidezza del ruolo di madre. Mi avvicinai alla meditazione, al movimento fisico e diventai counselor in psicosomatica, portando queste qualità nelle mie prime consulenze aziendali. Mi muovevo a mio agio in questa dimensione più lenta e femminile sorretta dalla mia esperienza accumulata negli anni come imprenditrice. Avevo cominciato a riconoscere il mio valore, le mie competenze, la mia identità e a manifestare la mia autonomia e unicità, uscendo da una dimensione di coppia simbiotica e cominciando a vivere la pienezza della mia maturazione come donna e come professionista. Decisi di dare valore a ciò che avevo fatto nel tempo. Nessuno ti può riconoscere ciò che fai se tu, per prima, non lo vedi. Il cambio di vita e le ferite provocarono una crepa insanabile nel nostro rapporto che si interruppe definitivamente nel 2013.”

Chiara Salvetti, col dolore della perdita della gloriosa storia dell’azienda di famiglia e con il “lutto” della fine del matrimonio, trova tuttavia la forza di ripartire, di trasformare un’esperienza difficile in un trampolino di lancio per qualcosa che ancora non c’era ma che sarebbe sicuramente accaduto! E qui si vede ancora di più la sua statura umana… Lo spiega con questo brano del racconto scritto da Silvia Lessona nel nostro libro “Nel nome delle donne”:

“Ero abituata ad osare, a non accontentarmi ma… c’è un ma: lo facevo all’ombra di qualcun altro. Ora mi osservo quasi divertita, sono diventata il mio stesso campo di sperimentazione. Forse si diventa così con la maturità, o con l’esperienza, non saprei. Quello che so è che oggi c’è una parte di me, emersa da poco, ben visibile, libera e controcorrente, tenuta sopita quando ero moglie, madre e imprenditrice. È la capacità di uscire dagli schemi. È quella che ha dato vita al mio progetto imprenditoriale: EVO, Evolvere/Visioni/Obiettivi. Percorsi di formazione sartoriali al servizio delle aziende e degli imprenditori per sostenere la crescita e far accadere ciò che sognano in allineamento ai valori etici dell’impresa. Sul mio sito, da dove vi guardo vestita di una morbida blusa di seta color rosa antico, il mio colore preferito, ci sono scritte esattamente quelle parole. La formazione aziendale è una creatura ogni volta nuova, difficile da imbrigliare in uno schema; d’altronde anche a me non piace stare nelle cose che si ripetono, ho bisogno di trovare vie alternative a quelle già tracciate. Perché ognuno di noi è diverso, le aziende stesse cambiano nel tempo e devono poter creare ogni volta una realtà nuova. Non porto un modello prestabilito, mi metto al servizio dell’azienda. Quando mi chiedono un corso di vendita, team building, di motivazione, o di gestione del tempo, non sarà mai uguale a sé stesso. Perché ogni azienda ha un sogno diverso che raccoglie persone uniche in territori che portano con sé storie e culture differenti.”

Chiara Salvetti e Davide Zamuner, suo socio in “Evo”

E il tango, dunque, c’entra con tutto quello che abbiamo visto raccontato? Lo spiega Chiara Salvetti al termine di una lezione di tango. Sono le parole con cui mi commiato oggi da voi. Buona lettura. Ah, una postilla: è la storia di una donna, ma ha tanto da insegnare anche agli uomini.

*

   Il tango educa alla connessione, all’ascolto, alla presenza in ogni gesto e movimento, senza perdersi nell’altro, mantenendo sé stessi nella perfetta sincronicità del movimento dell’altro. Il corpo diventa un unico volteggio che impara ad affidarsi alla persona che si ha davanti. Lui si è preso la responsabilità di guidarmi e io sto apprezzando questa sensazione; mi rassicura, mi fa sentire protetta. Rifletto sulle sensazioni che ho appena provato e mi viene in mente che anche nel mio nuovo lavoro è così, so che quando qualcuno cerca una formatrice o una coach ha bisogno di trovare qualcuno che accolga le sue preoccupazioni, che lo possa stimolare nella ricerca di soluzioni, che sia presente e lo guidi verso la soluzione che gli serve nel rispetto della sua storia, che gli trasmetta calma, serenità e serietà. Ma anche entusiasmo e passione.

  • Sfoglia la galleria »