Quando varcarono la soglia dell’ufficio del notaio Umberto Ajello, impeccabile nel suo abito elegante e cravatta, si ritrovarono tutti insieme nella sala d’aspetto, pervasi da un misto di emozione. Era l’emozione della responsabilità che si stavano assumendo. Quel passo li avrebbe portati a impegnare tutte le loro energie. Ne avevano a sufficienza: erano tutti più o meno trentenni e stringevano tra le mani le ragioni della propria speranza nel futuro. Prima metà degli anni Novanta, primavera inoltrata: 25 marzo 1994, Bastioni di Porta Venezia 1, Milano. Abiti leggeri, aria fresca, Alberto, il comandante dell’equipaggio, si presentò con l’abbigliamento di sempre. Lui non teme i cambi di stagione! I piedi, nudi, nei soliti sandali… Il notaio, appena li ebbe fatti accomodare nella stanza dove si sarebbero consumate quelle «nozze sociali», guardò in faccia uno a uno quei giovani uomini e donne che aveva di fronte e pronunciò i loro nomi: Alberto Sinigallia, Shulamit Assif, Giacomo Caremoli, Giampaolo Grenzi, Ambra Dauben Lanz, Maurizio Montesano, Luigi Palazzo, Patrizio Paoletti, Davide Pirovano, Giuliano Pozzi, Fulvio Regonaschi, Catia Trevisani, Claudia Vergottini. Al sentirsi chiamati, ad alcuni di loro quasi venne da rispondere «presente!» come a scuola, come in caserma. La parolina rimase però inespressa e illuminò gli sguardi mentre gli occhi, carichi di attenzione, dicevano: sì, ci siamo.«Dunque voi vi chiamerete Progetto Arca» cominciò a dire il notaio «avete sede in via Arbe, qui a Milano…
Comincia così il romanzo che racconta la storia di Progetto Arca. Qui di seguito in 77 immagini il cammino lungo 30 anni di questa opera sociale che si dedica da sempre ai più poveri con dedizione totale e carica di amore al destino di ogni singola persona.
A fine 2022 Progetto Arca studiò un piano di aiuto per Seva KendraCalcutta: raddoppiare la produzione giornaliera di pane e acquistare un’ambulanza. Nel 2022 Progetto Arca incrementò il numero di Social market come evoluzione della distribuzione pacchi viveri, arrivando a otto sul territorio nazionale. L’8 febbraio 2023, 48 ore dopo la prima scossa di terremoto in Turchia, Progetto Arca partì verso Gaziantep e Antiochia, per allestire due campi profughi. 14 febbraio 2024. La coperta di lana azzurra, che fecero indossare alla statua di Leonardo da Vinci, raccontò di come Progetto Arca copra le persone più importanti della città .
Quando varcarono la soglia dell’ufficio del notaio Umberto Ajello, impeccabile nel suo abito elegante e cravatta, si ritrovarono tutti insieme nella sala d’aspetto, pervasi da un misto di emozione. Era l’emozione della responsabilità che si stavano assumendo. Quel passo li avrebbe portati a impegnare tutte le loro energie. Ne avevano a sufficienza: erano tutti più o meno trentenni e stringevano tra le mani le ragioni della propria speranza nel futuro. Prima metà degli anni Novanta, primavera inoltrata: 25 marzo 1994, Bastioni di Porta Venezia 1, Milano. Abiti leggeri, aria fresca, Alberto, il comandante dell’equipaggio, si presentò con l’abbigliamento di sempre. Lui non teme i cambi di stagione! I piedi, nudi, nei soliti sandali… Il notaio, appena li ebbe fatti accomodare nella stanza dove si sarebbero consumate quelle «nozze sociali», guardò in faccia uno a uno quei giovani uomini e donne che aveva di fronte e pronunciò i loro nomi: Alberto Sinigallia, Shulamit Assif, Giacomo Caremoli, Giampaolo Grenzi, Ambra Dauben Lanz, Maurizio Montesano, Luigi Palazzo, Patrizio Paoletti, Davide Pirovano, Giuliano Pozzi, Fulvio Regonaschi, Catia Trevisani, Claudia Vergottini. Al sentirsi chiamati, ad alcuni di loro quasi venne da rispondere «presente!» come a scuola, come in caserma. La parolina rimase però inespressa e illuminò gli sguardi mentre gli occhi, carichi di attenzione, dicevano: sì, ci siamo.«Dunque voi vi chiamerete Progetto Arca» cominciò a dire il notaio «avete sede in via Arbe, qui a Milano…
Comincia così il romanzo che racconta la storia di Progetto Arca. Qui di seguito in 77 immagini il cammino lungo 30 anni di questa opera sociale che si dedica da sempre ai più poveri con dedizione totale e carica di amore al destino di ogni singola persona.
Era il 1987. Sin da quando Alberto aveva sentito parlare di frate Ettore, povero tra i poveri, aveva cominciato a desiderare di incontrarlo.
Dal 1987 al 1994 Laura, Alberto e Fulvio erano volontari al Rifugio di fratel Ettore, occupandosi delle persone senza casa. Nel 1994 Shulamit inventò il prodotto da distribuire in cambio di donazioni in bancarella: un pupazzo di segatura, al quale crescevano sulla testa capelli di erba: l’Herby .
Il 27 ottobre 1994 si inaugurò il primo centro di accoglienza in Via Ascanio Sforza, 75 a Milano, concesso in comodato d’uso da don Mario Bay del CeAS.
Novembre 1994. Il primo centro di accoglienza per persone tossicodipendenti. La scala interna fu dipinta con nuvole su sfondo azzurro, a rappresentare il cielo del cambiamento . Alla sera Laura, Alberto e Fulvio si accomodavano sul divano insieme agli ospiti a guardare un film comico o a chiacchierare della giornata trascorsa. Nel 1996 nacque, con il papero distribuito nelle bancarelle, la prima attività commerciale complessa di Progetto Arca, che richiese un salto organizzativo e logistico. Nel 1996, insieme a Fondazione Exodus, Progetto Arca iniziò la sua presenza in stazione Centrale, portando cibo e sostegno ai tanti uomini e donne tossicodipendenti in strada. In via san Giovanni alla Paglia, si trasferì, nel 1997, il primo centro di accoglienza, aumentando i posti da 8 a 15. Arrivò il nuovo direttore, Renzo Nese. Nel luglio 2001 il secondo centro di accoglienza per persone tossicodipendenti aprì le porte ai nuovi ospiti che trovarono una casa ampia e accogliente. Nel 2005 via Amantea avrebbe dovuto ospitare il terzo servizio area dipendenze. L’emergenza migrazione, però, impose l’accoglienza dei migranti spostati da via Anfossi. Nel 2007, tredici custodi sociali arrivarono nel bel mezzo della povertà cittadina. I beneficiari furono gli anziani, fragili e soli. Nel 2010 Progetto Arca avviò la prima Unità di strada per raggiungere chi non era in grado di chiedere aiuto autonomamente ai servizi sociali. 2011. Via Stella, accoglie la prima accoglienzaNord Africa. Nel seminterrato aprì la prima cucina che, impiegando personale fragile, preparò pasti per tutti i centri di accoglienza. Gennaio 2012. La prima campagna SMS solidale recitava: “Ci lasciano dei messaggi. Con un messaggio puoi fare tanto per loro”. Enzo Iacchetti era al fianco della fondazione. 2012. Primo sostegno all’estero. Progetto Arca finanziò una piccola fattoria nel Kerala (India) dove i giovani, dimessi dagli orfanotrofi, impararono a fare gli agricoltori. Quell’inverno, tra il 2012 e il 2013, per cinquanta giorni di fila, il gelo fino a 12 gradi sotto lo zero, non lasciò tregua. Progetto Arca partecipò al suo primo “Piano freddo“ . Nel maggio 2013, all’improvviso, il teatro del terribile conflitto in Siria si spostò sulle terrazze di marmo della stazione Centrale. Nel giugno 2013, con il Comune di Milano e molte altre organizzazioni, Progetto Arca si sperimentò nella gestione del primo hub migrazione . A fine 2013 la scuola di via Mambretti 33, a Milano, venne assegnata per vent’anni a Progetto Arca. Fu destinata all’accoglienza di persone senza dimora. A gennaio 2014 gli uffici di Progetto Arca si spostarono da via Lazzaretto a via degli Artigianelli, a Milano. Nel 2014, con MSF, venne inaugurato il repartoPost acute destinato alla convalescenza di persone senza dimora dimesse dagli ospedali. Nel 2014 si avviò una sperimentazione innovativa, l’Housing first, germogliata dalla convinzione che la casa sia il diritto imprescindibile di ogni persona. Nel marzo del 2016 la casa di via Agordat fu destinata all’accoglienza dei bambini con le loro mamme e delle signore anziane. Nel seminterrato si spostò la cucina. 21 aprile 2016. Progetto Arca partecipò alla costituzione di Progetto Mirasole Impresa Sociale condividendone la mission dell’integrazione socio-lavorativa. Nel 2016 l’ufficio comunicazione avviò per la prima volta due appuntamenti da replicare negli anni: Il Gospel natalizio e la campagna “La zuppa della bontà“ ”.14 marzo 2020 Milano, la Fondazione Arca Onlus assiste, con la sua unità mobile, gli homeless e i clochard rimasti in città distribuendo pasti caldi e fornendo assistenza medica e mascherine contro il contagio da coronavirus, covid-19.2020-2021. Durante il Covid-19 Progetto Arca andò in strada con le unità sanitarie e con le cucine mobili e raddoppiò i pacchi viveri destinati alle famiglie fragili. “Cascina vita nova” nacque nel 2021 dal bisogno di accoglienza delle persone senza dimora con cani e dall’amore, per quei cani, di Giorgina Venosta. I 56 afghani accolti a Mirasole, nell’estate del 2021, erano riusciti a fuggire dalla dittatura dei talebani, grazie a un corridoio umanitario. 2 marzo 2022. Arrivata al confine tra Romania e Ucraina , Progetto Arca allestì un campo di prima accoglienza dove confluirono oltre diecimila profughi al giorno. Per tutto il 2022 e 2023 Progetto Arca inviò in Ucraina tir di aiuti umanitari, pacchi viveri e allestì centri di accoglienza a Milano. Nel 2022 Progetto Arca aumentò il numero di cucine mobili che, oltre a Milano, raggiunsero anche Torino, Varese, Padova, Roma, Napoli, Bacoli (Napoli) e Bari. A fine 2022 Progetto Arca studiò un piano di aiuto per Seva KendraCalcutta: raddoppiare la produzione giornaliera di pane e acquistare un’ambulanza. Nel 2022 Progetto Arca incrementò il numero di Social market come evoluzione della distribuzione pacchi viveri, arrivando a otto sul territorio nazionale. L’8 febbraio 2023, 48 ore dopo la prima scossa di terremoto in Turchia, Progetto Arca partì verso Gaziantep e Antiochia, per allestire due campi profughi. 14 febbraio 2024. La coperta di lana azzurra, che fecero indossare alla statua di Leonardo da Vinci, raccontò di come Progetto Arca copra le persone più importanti della città .
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