DI TUTTO Riposo – Il sogno di Lisa

Ho scoperto di riflesso la centralità di Lisa Insole nello sviluppo recente di una delle imprese italiane più affermate e longeve del settore dei sistemi per dormire, la Dormiflex di Santa Maria di Sala. Il riflesso di una amicizia con il suo compagno di vita, quel Loris Bonamassa di cui ho scritto la storia della famiglia (Il nostro sogno può continuar, Mondadori) e la sua singolare avventura umana. (Io sono l’uomo del sonno, Rubbettino).

La Dormiflex compie nel 2024 sessanta anni di attività e Lisa rappresenta in un certo modo la tradizione e l’innovazione di una grande capo-fabbrica, la mamma di Loris, la signora Maria, che fondò l’azienda col marito Giorgio. Lisa non sognava da ragazza di fare l’imprenditrice, voleva tirar su bambini, i bambini degli altri, poi aveva fatto la responsabile di cabina sugli aerei della Lauda Air. Infine sono arrivati l’amore di Loris e la maternità di James e da lì…

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Loris, non si sbaglia a dire che io sono fatta per il lavoro. Infatti, non riesco a rimanere un minuto senza fare, senza organizzare, senza sentirmi viva nel preparare qualcosa. Qualcosa di bello, ovviamente. Ma c’è un’altra verità. Mi viene in mente mentre osservo Loris allontanarsi dalla nostra postazione su questa splendida spiaggia. Ha visto arrivare una palla, portata dal vento del mare e “sottratta” al gioco di una bimba. Loris è un uomo generoso, che non si fa servire, e che, quando vede che bisogna intervenire, interviene. Così, anche in questo momento, si è alzato di scatto e ha rincorso la palla per restituirla alla bimba che gli sta venendo incontro.

L’altra verità – così ragiono tra me in questa condizione davvero ideale – è che volevo fortissimamente fare la mamma. Sapevo perfettamente che appena avessi avuto una gravidanza avrei dovuto smettere di volare. Nella mia testa era già chiaro da tempo che con un figlio la mia priorità di vita, dopo averlo fatto crescere dentro di me e dopo averlo dato alla luce, sarebbe stata dedicarmi a lui. Sarebbe venuto prima di ogni altra cosa. Ma questo non voleva affatto dire che le due cose, maternità e lavoro, sarebbero state inconciliabili, pur prevalendo in quel momento l’una sull’altra. Il tempo della gravidanza, privo dei voli qua e là per il mondo, mi abituarono a questa aspettativa sulla mia vita. Quando ero in forze, parlo soprattutto degli ultimi mesi prima della nascita di James, passavo il mio tempo allo spaccio della Dormiflex e aiutavo Maria e le sue collaboratrici a vendere i materassi alla clientela privata. Mi era sempre riuscito bene vendere i prodotti del duty free ai passeggeri delle tratte della Lauda Air, potevo farcela anche con i materassi. Con James in pancia non facevo altro che prepararmi a quello che avrei fatto dopo. Infatti, appena James ebbe compiuto tredici mesi, decisi con Loris di mandarlo ogni giorno un paio d’ore a giocare in un asilo-ludoteca che trovai a Mirano, un luogo ideale nel quale potesse abituarsi a stare con altri bambini. Non è necessario a un bambino stare sempre con la mamma. Lo sapevo bene sin dai miei studi e dalle esperienze di bambinaia. La grande passione della mia giovinezza, occuparmi dei piccoli e dei più deboli, stava ritornando d’impeto attraverso mio figlio!

Tuttavia, libera qualche ora dall’impegno che mi ero imposta, che cosa potevo fare? Ma certo, dare una mano alla Dormiflex! In quel periodo di mamma a tempo pieno nella nostra casa e in quell’inizio di collaborazione per alcune ore nello spaccio aziendale, potei godere anch’io della cucina del ristorante dei mitici Barutta, dove la famiglia Bonamassa è sempre andata a fare pranzo nella pausa di metà giornata. Nel frattempo Loris faceva la sua strada ed io lo sostenevo in questo cammino. Non aveva ancora fatto chiarezza sulla sua identità professionale e sul passaggio generazionale. Quando ci eravamo messi insieme avevamo fatto un patto: dobbiamo aiutarci a essere noi stessi, non pretendere di cambiare l’altro in funzione di sé stessi. Ognuno ha il suo percorso. E insieme ci saremmo aiutati a fare il proprio cammino. Sostenni allora Loris nella scelta di iscriversi a un master molto impegnativo, ma ricco di stimoli e suggerimenti per la frequentazione con imprenditori, manager, accademici ed esperti di economia…

Loris, intanto, mentre ripercorro nella mente tutti questi fatti, è tornato vicino a me. Il tramonto si sta avvicinando. È il momento in cui è facile per i cuori sciogliersi al sentimento delle cose… «Mi sembri nuovamente assorta nei tuoi pensieri…», dice mentre mi abbraccia e mi dà un bacio. «Stavo ricordando il tuo stage dell’Mba di Bologna… Per poco non lasciasti la Dormiflex, l’azienda di famiglia dal 1964!». «Eh sì, lo stage alla Bosch. Mi piaceva così tanto che avrei anche lasciato perdere la Dormiflex, ma Enzo Santangelo, quel dirigente con cui divenni amico, mi fece ragionare con quella sua frase. La ricordi, vero? Io te la dico a memoria: “Per quanto ti stia stretta l’azienda da cui provieni, sappi però che è una cosa tua, interamente tua. Non potrò mai dire la stessa cosa di me qui. Io qui sono un numero, rispetto a più di 100.000 dipendenti di Bosch”». «Aveva ragione. Ed io ti sostenni nel tuo cammino di ripresa di posizione nell’azienda dei tuoi. Avevi me al tuo fianco e saremmo ripartiti insieme per modernizzare la Dormiflex e rilanciare tutto ciò che di buono e di grande avevano saputo fare fino a quel momento i tuoi genitori. Sai Loris, anch’io, con James che cresceva, meditavo su come rientrare nel mondo del lavoro. Ma non avrei mai e poi mai ripreso pensando di lavorare per altri. Non volevo avere un capo. Volevo essere il capo di me stessa. E tu, con la tua scelta di rimanere convintamente nell’azienda di famiglia, me lo permettesti. E siamo arrivati fin qui. Fino a questa spiaggia dorata e a questo tramonto che m’intenerisce». Il sole, intanto, oltre il pontile che si affaccia sulla barriera corallina, si è fatto ancora più basso all’orizzonte e ci ritrova abbracciati. Miracolo della natura, miracolo del bene che possono volersi un uomo e una donna.

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