“Ho sempre pensato che un’azienda o un’organizzazione è veramente ricca quando, oltre alle competenze tecniche, punta alla valorizzazione delle persone che la compongono.” Bello, vero? che un’imprenditrice, come nel caso di cui vi parlo oggi, si descriva così nel suo ruolo? Seguitemi, allora, che vi racconto la storia Nunzia Giunta.
Nunzia è entrata a far parte del mio libro “Nel nome delle donne” grazie a Marianna Carlini che me l’ha proposta e grazie a Silvia Lessona che l’ha raccontata e scritta per me. Nunzia Giunta è torinese d’adozione e siciliana d’origine, Santa Lucia del Mela in provincia di Messina. Arriva a Torino sposa di Mario Burrascano, che il viaggio dal Sud al Nord piemontese l’ha già compiuto da piccolo al seguito della famiglia. Insieme guidano uomoeambiente, una società di consulenza e di formazione per le imprese di tutt’Italia, che dà lavoro a circa 50 tra dipendenti e collaboratori, che è attiva soprattutto a Torino, Padova e Aosta ma è presente con lunghe radici nel resto del Paese. Uomoeambiente compie quest’anno vent’anni di attività. Nel 2023 ha fatturato intorno ai due milioni di euro ed è – anno dopo anno – in costante crescita, di circa il 20 per cento. I risultati sono arrivati, ma c’è nella mente e nel cuore di Nunzia un modo tutto particolare di intendere il lavoro e il rapporto con i propri collaboratori: valorizzare le persone, farle stare bene. “È un ideale che ho fatto mio, che è stato sempre alla base di ogni mia azione, anche se spesso non è così facile da trasmettere o da mettere in pratica” dice nel racconto scritto dalla mia amica Silvia. “Ogni tanto infatti” aggiunge “incontro lo scetticismo altrui. Per molti sembra impossibile che adottando queste pratiche si possano conquistare vette che generalmente si ritengono appannaggio di quelle aziende che mantengono comando e controllo con autoritarismo. Ma la nostra perseveranza in quest’altra direzione ha fatto vincere a uomoeambiente, nell’ottobre del 2022, anche il premio BESt Work Life, un’indagine-concorso sul benessere in azienda, condotta in collaborazione con NeXt – Nuova Economia per Tutti e la Fondazione Corriere della Sera. La partecipazione avveniva attraverso un questionario anonimo rivolto ai dipendenti; io avevo consegnato loro i moduli con una battuta: “Attenzione ragazzi che c’è il rischio di vincere!” anche se dentro di me pensavo “Massì figurati!”. Un giorno che ero a Verona per lavoro, a fine giornata e un po’ stanca, mi squilla il cellulare. Era una giornalista del Corriere della Sera dalla quale mi aspettavo la consueta proposta commerciale per l’acquisto di pagine pubblicitarie; le risposi senza troppo entusiasmo, ma lei, invece, mi comunicò che eravamo tra i sette finalisti sulle tremila aziende coinvolte nell’indagine. Ce l’avevamo fatta! Restai senza parole, incredula, ma felicissima.”
La storia di uomoeambiente è anche la storia di una coppia che ha deciso di costruire insieme un’impresa oltre che un matrimonio. Ecco come lo spiega la stessa Nunzia: “Desidero guidare l’azienda con una leadership gentile. Sono fermamente convinta che anche nei luoghi di lavoro ci sia assoluta necessità di gentilezza, umanità, empatia e che un buon leader non debba comandare ma ispirare le persone con l’esempio e la dedizione. E ci credo talmente tanto che ‘Amministratore Delicato’ è un marchio registrato su cui voglio basare specifici percorsi formativi incentrati sulla comunicazione non violenta e sull’intelligenza emotiva. Mario ed io abbiamo dato vita a questa azienda con l’ambizione di creare un progetto imprenditoriale per dimostrare a noi stessi che potevamo trasformare i nostri sogni in realtà. Per riuscirci abbiamo dovuto lavorare su noi stessi, trovando il coraggio per sconfiggere le paure. Siamo partiti da zero, senza l’aiuto di nessuno e nei momenti di difficoltà il nostro essere uniti è stata l’arma vincente per sconfiggere ogni avversità. Abbiamo iniziato con le consulenze di sistemi di gestione, come ad esempio l’ISO9001, o l’ISO14001 e poi ci siamo occupati di tanti altri servizi inerenti consulenze ambientali e sulla sicurezza. Abbiamo assunto prima una persona, poi una seconda e oggi siamo arrivati ad essere circa una cinquantina; ad oggi abbiamo sedi a Torino, Aosta, Milano, Trieste, Padova, Verona, Bologna, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Cagliari e Lugano.”
Da queste premesse si comprende perché Nunzia abbia voluto introdurre il tema della felicità nel mondo del lavoro. E innanzitutto nella propria azienda. Ecco perché: “Un giorno, per puro caso, mi sono imbattuta nella certificazione CHO (Chief Happiness Officer) e ho sentito fin da subito che non potevo rinunciare a questo percorso che sembrava fatto apposta per me. Così mi sono tuffata in quella meravigliosa esperienza che consiglierei a chiunque, se non altro per l’arricchimento personale che ne deriva. Questo percorso, oltre a rafforzare le idee in cui credevo, mi ha dato tecniche e strumenti validi per affermare la cultura del benessere e della felicità sul posto di lavoro che pensiamo distanti e che invece è possibile e salutare far incontrare. Significa in concreto pensare a delle soluzioni e a dei programmi in cui ogni persona è responsabile del proprio tempo in modo da conciliare ed equilibrare la vita personale con quella lavorativa. Come risultato spesso si ottiene l’abbattimento dell’assenteismo e dei malesseri più o meno importanti legati allo stress sull’ambiente di lavoro.” “Così” precisa Nunzia “sono diventata ‘Manager della Felicità’, in inglese CHO. Esiste davvero una certificazione che si chiama così, è un nuovo mestiere, in Italia al momento siamo circa in trecentosessanta. Non immaginiamoci però la felicità come una dimensione nella quale ci vogliamo tutti bene e siamo tutti allegri. Il CHO o manager della felicità viene chiamato in un’azienda e per prima cosa la monitora, cerca di capire se è orientata positivamente e successivamente se risponde a precisi requisiti. Sicuramente non va d’accordo con quelle aziende che impostano le dinamiche lavorative in modo giurassico, superato, dove il leader vuole imporre il proprio ego ed è impermeabile alle sollecitazioni delle proprie risorse.”
È in forza di queste convinzioni che Nunzia Giunta ha deciso di consegnare questa lettera a quanti cominciano a lavorare in uomoeambiente:
Da qualche tempo mi sto focalizzando sul benessere e sulla la felicità applicata nel mondo del lavoro. Io, in prima persona mi chiedo spesso se la vita che sto vivendo sia felice, al di là delle circostanze e delle influenze esterne. Perché la felicità dipende dalle risorse che abbiamo dentro di noi, dalle nostre scelte, da quanto riusciamo ad essere amorevoli con noi stessi, prima ancora che con gli altri. Riflettendo ho capito che non è una domanda così comune, mi sono accorta che molte persone si infastidiscono se si chiede loro se sono felic. A volte, dopo averlo chiesto, ho sentito il fastidio dell’altro… è una domanda intima, potente, a volte anche devastante, ma tutti ci dobbiamo chiedere se siamo felici e se la vita che stiamo vivendo è quella che avremmo voluto! Ho scoperto che parlare di felicità spesso è un tabù, come se ad essere felici si facesse peccato… Di questi tempi poi sembra che non ci sia tempo per la felicità, c’è la crisi economica, ci sono la pandemia, la guerra, i cambiamenti climatici… e chissà quante altre disgrazie, e poi non abbiamo tempo: dobbiamo lavorare, badare ai figli, pagare il mutuo, fare la spesa…quindi figurarsi se abbiamo tempo per queste sciocchezze! Invece io credo che essere felici sia prima di tutto un atto di coraggio, di ribellione, per non essere travolti dal dolore, dalla disperazione, dalla tristezza, dal pessimismo… insomma, per vivere e non per “sopravvivere” … per arrivare alla morte VIVI! Sono talmente fissata con la felicità, che ho scelto di studiarla e di prendere una certificazione per metterla in pratica nelle aziende. Perché anche al lavoro, dove trascorriamo gran parte del nostro tempo, le relazioni felici e il clima sereno possono fare la differenza. Certo ci sono dei giorni NO, in cui fare i conti con lo stress e con gli ostacoli quotidiani, del resto la perfezione non è di questo mondo, in qualsiasi vita, in ogni lavoro, in tutte le famiglie. Però dobbiamo provarci! E se anche tu metti una piccola goccia, tutti insieme, possiamo creare il mare. Ho pensato di condividere con te i pensieri che racchiude questo libro, li leggerai e li vivrai a modo tuo, ma sono sicura che ci sarà qualche frase che porterai nella tua quotidianità. Spero ti arrivi la felicità che provo nel dedicarti questi pensieri e ti auguro di essere felice e orgoglioso di far parte di uomoeambiente come lo sono io. Benvenuto iin uomoeambiente. Firmato: Nunzia
Concludo con questa suggestione: Nunzia sa essere così vicina ai suoi collaboratori perché ha fatto un suo cammino personale verso il suo destino, verso il suo desiderio di realizzazione umana e professionale. Lascio alle sue parole, riportate nel racconto scritto da Silvia Lessona, il resoconto di questa sua “conquista”:
“Quando ero giovane” ricorda “sentivo che la lotta per la conquista dei propri sogni non era prevista, era un atto troppo forte, quasi sfacciato nei confronti sia della mia famiglia, sia per il piccolo ambiente nel quale ero cresciuta. Personalmente mi ci sono voluti cinquant’anni a capire che molto di ciò che gli altri avevano pensato per me non corrispondeva a ciò che io realmente volevo essere. Riconoscere e sradicare quelle credenze non è stato facile, ho dovuto impiegare dosi corpose di coraggio, volontà e autocritica. Quando sono arrivati dolori e sofferenze ho imparato a non scappare via ma sono restata lì con la schiena dritta e la testa alta. Ho lavorato sodo per affrontare ed abbattere i miei limiti. Non è stato facile, anzi, penso di non avere ancora finito perché non è detto che poi ci sia un punto di arrivo in queste cose. È stato un bel viaggio di coraggiosa consapevolezza nel quale sono partita dal perdono, in primis per me stessa. Ho imparato ad abbracciarmi e a dirmi brava per aver attraversato tutte le tempeste interiori continuando a costruire anche quando sarebbe stato più facile e rapido distruggere. Sono assolutamente convinta che se riuscissimo a sfondare i tetti di cristallo che dimorano silenziosamente sopra le nostre teste, allora realmente vivremmo la parte migliore di noi.”